Galdar…
Tutte le mattine la vedevamo dalle montagne, dalla fattoria La Escuelita….così graziosa e colorata, ai piedi del vulcano Pico de Galdar davanti all’oceano…e ci siamo detti che la nostra avventura sarebbe cominciata lì.

Un po’ di storia:
Il nome deriva da Agaldar, ovvero “città imperiale” e un tempo era il centro della civiltà Guanche.
I Guanches erano indigeni aborigeni delle Canarie, vivevano dentro le caverne ed erano circa 80 000 quando le Canarie erano ancora isole africane, prima della colonizzazione da parte degli spagnoli. Gli ultimi indigeni Guanches vissero fino al 1496.
Gli spagnoli fondarono la Galdar-post conquista nel 1484 e all’inizio fu sede di Tenesor Semidan (oggi noto come Fernando Guanarteme, dopo la cristianizzazione), uno dei capi Guanches dell’isola, nonchè la capitale prima di Las Palmas.
Cose da vedere:
Bellissima la piazza centrale, la Plaza d Santiago dove si erge la Iglesia de Santiago de los caballeros (1778), uno dei templi più belli delle Canarie e considerata il trait-d’union tra lo stile barocco e il primo neoclassicismo dell’arcipelago. Al suo interno si trovano la Fonte Battesimale Verde in cui furono battezzati i canari sconfitti e delle statue di Cristo e della Vergine Maria di José Lujan Perez, scultore e architetto spagnolo e considerato il più grande esponente della scultura canaria.
Sempre nella piazza si trova l’Ayutamiento, il municipio, nel cui cortile si può vedere un enorme e spettacolare albero del drago che pare sia stato piantato nel 1718 e si pensa sia uno deigli alberi più antichi dell’arcipelago.
(La leggenda dell’albero del drago: Il Dracaena Draco è un arbusto che cresce soprattutto in Macaronesia, all’estremo ovest del “vecchio mondo”, una regione che comprende le Canarie, Madeira, le Azzorre e altre piccole isole minori dell’oceano Atlantico. Si narra che l’albero del drago sia nato dallo scontro titanico tra un drago ed un elefante e, la sua linfa, sia proprio il prodotto del mescolarsi del sangue dei due possenti animali. L’arbusto, fu anche una pianta molto venerata dalla popolazione dei Guanches. Essi credevano che questa pianta conservasse delle virtù magiche per il semplice fatto che, quando si andava a recidere la sua corteccia, la pianta produceva una resina che, ossidandosi, assumeva un colore rossastro proprio come il sangue.)
Non lontano dalla piazza, el Museo y Parque Arqueologico Cueva Pintada, il museo e parco archeologico della Cueva Pintada, attrazione principale della città. Al suo interno si trovano la Cueva Pintada, ovvero una caverna scavata nella parete vulcanica e decorata con motivi geometrici colorati dai Guanches e molti resti di abitazioni nei quali sono stati trovati vari tipi di utensili antichi.
Orario invernale: dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 18.00 (la domenica e festivi dalle 11.00 alle 18.00) / orario estivo: dal martedì al sabato dalle 10.30 alle 19.30 (la domenica e festivi dalle 11.00 alle 19.00). Per maggiori informazioni visita il sito www.cuevapintada.com
Molto interessanti da vedere sono anche la Casa-Museo di Antonio Padron, uno degli artisti più particolari di arte plastica del XX secolo in Spagna e il Teatro municiple, considerato il miglior esempio di architettura teatrale dell’arcipelago. Casa Museo Orario invernale: dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.00 / orario estivo: dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 19.00. Per maggiori informazioni visita il sito www.antoniopadron.com
Invece ad appena 2 chilometri a nord di Galdar si trova un’importante testimonianza Guanche, un cimitero risalente al XII secolo, il Tumulo de la Guancha, riportato alla luce da uno scavo archeologico nel 1936. Al momento quest’ultimo è chiuso al pubblico a causa di lavori di restauro.
Artigianato:
A Galdar si possono comprare oggetti dell’artigianato insulare più tradizionale, come per esempio la ceramica eseguita come un tempo nei forni di legno e fango. Hoya Pineda, uno dei principali quartieri del municipio, è un rilevante nucleo artigianale che raccoglie un gran numero di atelier in cui si realizzano oggetti di terracotta e ceramica.
Tessuti anche, eseguiti con i telai presenti nella maggior parte delle case rurali del municipio.
Anche i naife o coltelli canari vengono fabbricati da artigiani locali che ne lavorano le impugnature incrostandovi elementi geometrici metallici e di corno.
Curiosità sul “Cuchillo Canaraio”
Sembra che la loro comparsa sia dovuta alla presenza inglese nelle Canarie e il loro nome (naife, simile all’ inglese knife) sembrerebbe confermarlo.
Il coltello canario, elemento fondamentale della dote dei contadini, è tipico di Gran Canaria e la sua produzione non è mai riuscita a prendere piede nel resto delle Isole. Gli artigiani che li producono appartengono al mondo del ferro battuto e delle fucine; con il tempo alcuni di loro si sono specializzati nella produzione dell’impugnatura lasciando la lama ai fabbri.
Il coltello canario è uno dei pochi oggetti artigianali il cui possesso rende orgoglioso il contadino dell’Isola. Con il passare del tempo, il suo possesso viene mantenuto all’interno della famiglia e trasmesso come lascito da padre a figlio. È un arnese di lavoro indispensabile nel campo, utile all’ agricoltore per tagliare erba e rami, fare degli innesti e in tutte quelle faccende relative alla coltivazione dei banani; e usato anche dal pastore per tagliare foglie di agave o come bisturi per salassare un animale.

Post scritto da: Eleonora
Ottima descrizione chiara e precisa, complimenti
Grazieee❤️